In un periodo in cui la riabilitazione pubblica - che chi ha patologie degenerative come la sclerosi multipla è vitale – sconta ovunque ritardi biblici, a qualsiasi livello e in qualunque struttura, nessuno escluso, Laura Rosi e il suo studio Move per me rappresentano la boa a cui aggrapparmi.
Non finirò mai di ringraziare Laura, perché in questi ultimi anni – anche assieme ai colleghi nelle cliniche pubbliche, va detto – mi ha fornito una “cassetta degli attrezzi” da portarmi sempre con me, e a cui ricorrere in ogni momento per far sì che la disabilità non avanzi ‘troppo’. Sarebbe illusorio dire che la fisioterapia fermi l’avanzare della disabilità, la perdita funzionale, la paralisi: magari, avremmo trovato la quadra per una malattia tanto bastarda. Ma almeno, questo sì, una buona e costante ‘fisio’ mi consente di salire sul ring e combattere, e magari farlo durare un bel po’, il match, anche se di là ho Muhammad Alì.
Tradotto in parole povere, la sera, anche se vengo da una giornata pessima quanto a fatica e spasticità, riesco ancora a fare i miei passi in piedi sul deambulatore, ad alzarmi da sola con qualche appoggio da terra (miracolo), a mobilizzare il torace e le spalle, a flettere le gambe e i piedi (questo, vi garantisco, con la spasticità è più di un miracolo!), a sentirmi sciolta e, udite udite, a farmi una agognata doccia ‘quasi’ in piedi e ‘quasi’ da sola. Insomma a fine giornata, anche se partivo schiantata, riesco a sentire che mi sono mossa, che sono stata in piedi, che mi sono sciolta e allungata. Dalla sedia a rotelle! Se non è una buona “cassetta degli attrezzi” questa.
La “cassetta degli attrezzi” che Laura mi ha regalato (come respirare, come tornare addirittura a muovermi soltanto respirando e mobilizzando il diaframma, e tante altre cose) ogni volta che ci vediamo al Move torna a "riempirmela" di cose nuove, man mano che la malattia va avanti e non c’è tempo di piangersi addosso. Via quindi con le manovre cosiddette ‘occupazionali’ (come ti sposti? Come ti giri? Come ti rialzi se sei caduto?), senza pietà, anche se su quel lettino stretto lì è faticoso, via alla schiena che si distende anche se non ho fatto un solo passo in piedi, via alla respirazione quando la postura è incriccata a forza di stare in carrozzina. E per ogni evenienza, ahimè, un paio di lezioni alla mia assistente domiciliare partendo direttamente da stese sul pavimento, per insegnare pure a lei ad alzarmi, muovermi, farmi recuperare autonomia.
Autonomia, un sogno, oggi per me: eppure con la “cassetta degli attrezzi” di Laura posso ancora oggi, in sedia a rotelle e quasi paralizzata, con i farmaci che non fanno più nulla da anni, prendere per mano il mio corpo, dirigerlo dove voglio (nei limiti dell'umanamente possibile) e recuperare un pezzo della mia autonomia. E un grande vaffanculo alla sclerosi multipla.